“L’albergo dei poveri” di e con Massimo Popolizio chiude la Stagione di Prosa 2023/2024
La Stagione di Prosa 2023/2024 della Fondazione Teatro Donizetti si conclude con L’Albergo dei Poveri, spettacolo di Massimo Popolizio tratto dall’opera omonima di Maksim Gor’kij, in programma nel principale teatro cittadino da mercoledì 17 a martedì 23 aprile (ore 20.30; domenica ore 15.30). Sul palcoscenico del Donizetti Massimo Popolizio, che vestirà i panni di Luka, il pellegrino, salirà insieme ad altri 15 attori: Giovanni Battaglia (Il Barone), Gabriele Brunelli (Aleška), Luca Carbone (L’Attore), Martin Chishimba (Il Principe), Giampiero Cicciò (Bubnov, pellicciaio), Carolina Ellero (Nastja, ragazza), Raffaele Esposito (Pepel), Diamara Ferrero (Nataša, sorella di Vasilisa), Francesco Giordano (Michail Kostylev, proprietario del dormitorio), Marco Mavaracchio (Medvedev, la guardia), Michele Nani (Klešč, fabbro), Aldo Ottobrino (Satin, il baro), Silvia Pietta (Kvasnjia, ex prostituta), Sandra Toffolatti (Vasilisa, moglie di Kostylev), Zoe Zolferino (Anna, moglie di Klešč). Drammaturgia di Emanuele Trevi. Scene di Marco Rossi. Costumi di Gianluca Sbicca. Luci di Luigi Biondi. Lo spettacolo, che vede Bergamo tra le quattro città, oltre a Roma, Milano e Napoli, in cui l’attore ha scelto al momento di rappresentarlo, è una coproduzione Teatro Stabile di Roma e Piccolo Teatro di Miano. Durata 110 minuti più intervallo. Giovedì 18 aprile, alle ore 18.00 è previsto alla Sala Riccardi del Teatro Donizetti un incontro con Massimo Popolizio e con la compagnia. Modera Maria Grazia Panigada, Direttrice Artistica della Stagione di Prosa e Altri Percorsi. Conosciuto anche come I bassifondi, o Sul fondo, o ancora Il dormitorio, il grande dramma di Maksim Gor’kij, rappresentato per la prima volta a Mosca nel 1902, fu ribattezzato L’albergo dei poveri da Giorgio Strehler nel 1947, in occasione della memorabile regia che inaugurò il Piccolo Teatro di Milano nel maggio del 1947. Ed è quest’ultimo titolo che Massimo Popolizio ha deciso di riproporre al pubblico, in virtù del suo valore emblematico e poetico, oltre che storico. L’albergo dei poveri è un grande dramma corale, che si potrebbe definire shakespeariano nel suo sapiente dosaggio di pathos, denuncia sociale, amara comicità, riflessione filosofica e morale sul destino umano. Il numero elevato degli attori in scena impone alla regia la ricerca di un ritmo adeguato al continuo mutare delle situazioni e dei punti di vista, in un crescendo di tensione reso ancora più evidente dall’angustia dello spazio evocato: un rifugio di derelitti e alcolizzati dove i personaggi trascorrono i loro giorni tentando di non soccombere alla disperazione e all’inerzia della sconfitta. Si tratta di una sfida che, dopo Stanislavskij che fu il primo regista del dramma di Gor’kij, è stata raccolta da grandi maestri della regia teatrale, come Strehler, e anche cinematografica, tra gli altri, Resnais e Kurosawa. Se le grandi opere viaggiano nel tempo per essere rilette a ogni generazione da angolature diverse, lo stile di regia di Popolizio, la sua maniera di dirigere gli attori e il meccanismo teatrale nel suo complesso, sembra particolarmente adeguato a scrivere un nuovo capitolo di questa storia di interpretazioni. Il nostro non è il mondo del 1902, e nemmeno quello del 1947: è mutato anche il concetto
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